Vi proponiamo l’articolo scritto da Alberto Donadel – vicepresidente dell’associazione Riviera al Fronte – che racconta la vita di Arnaldo Gennari, zio di Antonio, bisnonno di Alberto. La storia è stata ricostruita grazie all’importantissimo recupero di materiale composto da lettere, cartoline, fotografie e molto altro.
Nato a Ponte San Nicolò (PD) l’11 gennaio 1856 in una famiglia benestante, Arnaldo ebbe a vivere tuttavia i suoi primi vent’anni di vita in maniera piuttosto agitata ed incerta. Dopo il trasferimento dei genitori e di due dei quattro fratelli maggiori nel piccolo centro di Palù (frazione di Conselve, PD), alla nascita del fratello Vittorio, avvenuta il 25 agosto 1859, vide venir meno il padre Felice, che lasciò vedova la moglie Antonia (figlia del Nobiluomo Gaetano Testa). La scomparsa del padre, fece piombare la famiglia in uno stato di profonda crisi economica, tanto da costringerla a richiedere aiuti economici al Comune.
Di Vittorio non si sa quale fu la sorte, vero è che venne a mancare probabilmente entro il decimo anno d’età; inoltre, a fronte di sacrifici e duro lavoro della madre – Antonia Testa fece la massaia e la levatrice -, e grazie anche alle entrate monetarie garantite soprattutto dal fratello Giuseppe, all’epoca tamburino nella Regia Guardia Nazionale, Arnaldo poté frequentare la Scuola Normale di Padova e, in seguito, intraprendere gli studi liceali. Alla chiamata di leva, avvenuta nel 1876, Arnaldo era ancora studente.
Arnaldo venne assegnato all’Amministrazione militare. Sembra che egli, nel corso dei primi anni di ferma, abbia contratto matrimonio; la morte prematura della moglie, all’epoca solo ventenne, lo portò a scegliere di intraprendere definitivamente la carriera militare.
Nel corso degli anni frequentò i corsi per l’avanzamento di grado. Tra il 1880 ed il 1885, inquadrato nel 70° Reggimento Fanteria, Brigata “Ancona“, acquisì il grado di Sottotenente; nel 1913 aveva invece acquisito i gradi di Maggiore d’Amministrazione. Nel corso dei suoi trent’anni di carriera (dal 1876 al 1906) ebbe modo di vedere diverse città italiane, arrivando ad operare per qualche tempo anche in Sardegna. Nel frattempo, nel 1889 e nel 1893 erano nati i due figli maschi del fratello Giuseppe, Antonio (bis-nonno di chi scrive) e Giovanni; della terza sorella di questi non si conosce la data di nascita.
Entro il 1901 si era già meritato l’Ordine di Cavaliere della Corona d’Italia e l’attribuzione della medaglia per i 25 anni di servizio.
Il 28 giugno 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale. A metà maggio 1915, in previsione dell’imminente guerra contro l’Austria-Ungheria, Arnaldo venne assegnato all’Ospedale Militare di Riserva di Legnago; il 23 maggio dello stesso anno si presentò, forse a seguito di un ulteriore comunicato, alla Direzione dell’Ospedale Militare Principale di Verona, partendo quindi per Legnago dove sarebbe stato impiantato l’Ospedale Militare di Riserva. Nota particolare: pur operando come Ufficiale Contabile d’Amministrazione per l’Ospedale Militare, Arnaldo era stato a suo tempo aggregato all’Arma dell’Artiglieria, di cui portava al collo le mostrine nere profilate di giallo.
L’8 giugno 1916 rientrò alla Direzione di Commissariato del V Corpo d’Armata e, il 23 successivo, partì alla volta di Conegliano per prestare servizio, in qualità di Consegnatario, del Magazzino Vestiario ed Arredamento del 2° Reggimento Artiglieria da Montagna. Il 7 settembre 1916 divenne Tenente Colonnello d’Amministrazione, massimo grado da lui raggiunto durante la sua carriera militare; nello stesso anno gli venne conferito anche il Distintivo per le Fatiche di Guerra.
Tra marzo e maggio 1917 gli venne attribuito il ruolo di Comandante del Distaccamento del 2° Montagna. Il 30 ottobre 1918 perse il fratello Antonio che, residente a Bassano del Grappa con la famiglia, era stato colpito da una scheggia di granata all’occipite destro mentre si trovava nella propria casa.
Conclusosi il conflitto, Arnaldo diventò Comandante del Distaccamento di Udine del 2° Reggimento Artiglieria da Montagna, venendo congedato da tale incarico nel gennaio 1919. Poco tempo dopo egli si ritirò a vita privata.
Dai documenti conservatisi in famiglia (il nipote Antonio divenne il principale erede dello zio), sappiamo che egli si iscrisse al Circolo Ufficiali di Padova il 20 dicembre 1924 e, l’anno successivo, all’Università Popolare cittadina. Condusse una vita spartana fatta di poche cose materiali, ma vissuta presso il centro della città euganea. Morì in solitudine ed improvvisamente nella sua abitazione di Corso Garibaldi (n. 36) il 7 dicembre 1928.
Alberto Donadel
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