Articolo scritto per la Marcia dei Storti 2019

Nell’edizione 2018 della Marcia dei Storti avevamo raccontato i momenti più drammatici vissuti dalla Riviera del Brenta tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Quest’anno facciamo luce sui protagonisti e sulle esperienze più importanti avvenute tra il 1943 e il 1945.

LUIGI LEVORATO, GIOVANNI MION E ROMEO ISEPETTO

luigi levorato
Luigi Levorato

Luigi Levorato, Giovanni Mion, Mario Badin e Romeo Isepetto sono tra i protagonisti più importanti della guerra di liberazione. Luigi Gigetto Levorato, classe 1897, reduce della Grande Guerra, socialista, era stato protagonista del Biennio Rosso. Nel 1922, anno della presa del potere di Mussolini, scappa con la famiglia a Modena e diventa uno dei leader del Partito Comunista clandestino; arrestato alla fine del 1926, è confinato sull’isola di Ustica perché ritenuto complice indiretto di un complotto contro il Duce. Rilasciato nel 1932 e debilitato fisicamente, torna a Dolo nel 1940. Dopo l’8 settembre 1943 è uno dei leader della resistenza locale e aiuta ex prigionieri di guerra alleati alla fuga. Nell’estate 1944 “Gigetto” è arrestato: deportato a Linz, in un campo satellite di Mauthausen, lavora per ricostruire le infrastrutture militari distrutte. Levorato sopravvive: tornato a casa, diventa segretario del Partito Comunista locale e assessore ai Lavori Pubblici, ma rifiuta la candidatura a sindaco per le elezioni del 1951. Muore nell’aprile 1958 e ai suoi funerali partecipano i massimi esponenti del PCI nazionale.

Giovanni Mion
Giovanni Mion

Mentre Levorato è prigioniero, Giovanni Mion, Mario Badin e altri partigiani ragionano sul futuro postbellico. Mion, dolese classe 1916, dopo l’8 settembre 1943 diventa il punto di riferimento della resistenza locale, intrattenendo rapporti con gli alleati e collaborando per metterne diversi in salvo. Ma viene tradito da uno di questi: un soldato sudafricano, nascosto a Pianiga, si ubriaca ed entra in contatto con i giovani fascisti locali: interrogato, il boero lo denuncia. Mion si rifugia a Vigonza per scappare alle Brigate Nere ma si consegna subito per evitare la distruzione della casa. All’inizio del 1945 viene incarcerato a Dolo assieme ad altri amici, tra questi Mario Badin: è proprio quest’ultimo a convincere Mion e gli altri carcerati a terminare la spirale d’odio ed evitare qualsiasi spargimento di sangue. Loro sono di un altro stampo e il compito principale era ricostruire presto il paese. Giovanni viene liberato in aprile, giusto in tempo per partecipare allo sminamento dei ponti e agli ultimi scontri – alcuni avvenuti lungo il percorso della Marcia – che portano alla Liberazione del 29 aprile.

isepetto
Romeo Isepetto

Romeo Isepetto è l’organizzatore della prima operazione partigiana e che avviene a Mira il 9 settembre 1943. In questa data Isepetto, assieme ad alcuni volontari, occupa il municipio mirese. I Carabinieri intervengono subito. Isepetto e Barzoni vengono arrestati e condotti alle carceri di Dolo. Per evitare una rivolta popolare, dopo pochi giorni sono trasferiti a Venezia. Nell’estate 1944 Isepetto viene internato a Mauthausen. Sopravvissuto alla prigionia e rimpatriato nel giugno 1945, fonda la Guardia Civica per arginare i disordini e diventa una figura fondamentale per i compagni del PCI. Inoltre continua la sua attività di pescatore nella laguna tra Mira e Campagna Lupia, aiutando le famiglie povere e colpite dai lutti della guerra con la pesca di frodo. Isepetto muore il 17 agosto 1947 a causa di una esplosione mentre si trova in barena. Dopo i funerali la sua storia cade nell’oblio, fino a quando Vittorio Pampagnin e altri storici locali studiano la sua vita e depongono una stele commemorativa a Giare di Mira nell’aprile 2015.

ALCUNI EVENTI TRA IL CENTRO DI DOLO E LA SERIOLA

La “Beffa del Dolo” è l’evento più sorprendente e incredibile messo a segno dalla resistenza locale. Viene compiuta da 44 uomini della Brigata Negri, provenienti da Santa Maria di Sala, Campolongo Maggiore e Sant’Angelo di Piove di Sacco. L’operazione, organizzata dal parroco di Caltana don Antonio Pegoraro e condotta da Antonio Ranzato, avviene nella notte del 26 maggio 1944: la Brigata assalta le sedi militari e politiche della RSI nel cuore di Dolo. In due ore vengono accerchiate le caserme dei Paracadutisti (una costruzione che oggi non esiste più e che era localizzata a fianco dell’attuale municipio) e dei Bersaglieri (vicina al Cinema Italia). Il colpo più importante viene compiuto ai danni di questi ultimi, quando pochi uomini ne mettono in scacco 180. Il tutto avviene senza sparare un colpo ed ecco perché si parla di beffa. Il bottino è di 150 fucili, sei mitra Beretta, due macchine da scrivere e una radio, materiale trasportato nel cimitero di Caltana e qui nascosto.

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Il cippo dedicato a Aldo Cacciola, pilota da caccia dell’Aeronautica Repubblicana, posto lungo la Seriola a Dolo

Lungo la Seriola la resistenza dolese compie sabotaggi alle linee telefoniche ma nell’estate 1944 tali attività sono sospese per via di un incidente avvenuto il 6 luglio al Sottotenente dell’Aeronautica della RSI, Pietro Aldo Cacciola, appartenente al 1° Gruppo Caccia dell’aviazione nazionale Repubblicana con base a Vicenza. Dalla città berica Cacciola, messinese, classe 1923, si alza in volo con il suo FIAT G.55 Centauro per un addestramento. Un guasto meccanico fa precipitare il velivolo e il giovane muore sul colpo.

Autori:
Ivan Bruno Zabeo (Riviera al Fronte); Vittorio Pampagnin; Corrado Mion (Anpi Dolo), Roberto Cimarosti. Per la foto del cippo si ringrazia Antonio Vittorio Giacomini.

Cronaca della Riviera del Brenta dal 1800 alla Prima guerra mondiale – di Enrico Moro

L’OPERA

Obiettivo della ricerca è stata la riscoperta della storia quasi contemporanea di una comunità partendo dalle notizie dei giornali e implementandole con i documenti degli archivi comunali, parrocchiali e dell’Ospedale senza dimenticare tutto ciò che si recupera nel web per far vivere la quotidianità di un periodo storico poco studiato in Riviera del Brenta.
Sono stati riportati alla luce avvenimenti quotidiani, piccole storie, aneddoti, commenti dei giornali a vicende più o meno locali, personaggi della cultura, amministratori comunali e politici di rilevo, ma anche volti meno noti che hanno reso vivo e significativo il vivere giornaliero dell’epoca.
Il testo è un susseguirsi di eventi (elezioni, feste religiose e laiche, mercati), realizzazione di infrastrutture (scuole, fabbriche, ospedale, case di riposo) arricchito da quasi 500 foto di personaggi, manifesti e appelli al popolo, documenti, tabelle e tavole pittoriche che lo rendono leggibile a chiunque voglia avere un quadro della Riviera del Brenta dall’inizio del 1800 alla Prima Guerra Mondiale.

L’AUTORE

Enrico Moro, nato a Dolo il 9 novembre 1965, si è laureato in Scienze Forestali a Padova e da 20 anni opera in Banca Mediolanum come consulente finanziario.
Per anni ha scritto articoli di tema naturalistico su testate locali e si ritiene un raccoglitore di notizie di storia locale.

8 giugno 1916: l’affondamento del “Principe Umberto”

La Brigata “Marche” riporta nel suo diario una data che la segnò profondamente, forse più di molte altre battaglie che ne segnarono la storia: l’8 giugno 1916.

Dopo esser stata trasferita in Albania agli inizi di febbraio, al fine di appoggiare la ritirata dell’esercito serbo, compiutosi tra dicembre 1915 e aprile 1916, agli inizi di giugno giunse per il reparto il momento del ritorno in Patria. Per le operazioni di rientro la Brigata venne divisa in due principalmente per ridurre al minimo il rischio di perdite connesse con l’urto di mine o di incontro con un U-Boot.
Il 5 giugno il 56° Rgt. partì alla volta di Taranto, porto da cui in genere salpavano i convogli per l’Albania. Giunto a destinazione, fu il momento del 55° Rgt. di partire dal porto di Valona.
Il convoglio era composto dai piroscafi “Principe Umberto” e “Ravenna“, oltre al naviglio di scorta formato dalle navi “Espero“, “Pontiere“, “Jonio” e “Impavido“.

Il piroscafo "Principe Umberto" in navigazione
Il piroscafo “Principe Umberto” in navigazione

 

L’8 giugno, 1lle ore 19.00 circa, il convoglio partì viaggiando inizialmente ad una velocità di 16 miglia nautiche l’ora in aumento. Alle ore 20.45, circa a 15 miglia per S-W da Capo Linguetta, il naviglio venne tuttavia avvistato dal sommergibile austro-ungarico U5 comandato dal Ten. di Vascello Friedrich Schlosser ed attaccato.
Delle navi, consapevoli dei pericoli lungo la rotta ma ignare della vicinanza della presenza dell’U5, solo il “Principe Umberto” venne colpito. L’imbarcazione affondò per via poppiera nel giro di 7 minuti, trasportando con se circa 1926 vite tra uomini dell’equipaggio (216 uomini totali) e fanti (2605 totali); solo 895 uomini si salvarono.

Zona in cui potrebbe trovarsi il piroscafo
Zona in cui potrebbe trovarsi il piroscafo

Nei giorni e nelle settimane a venire affiorarono dal mare decine di corpi, poi recuperati e sepolti nel cimitero del 55° realizzato a Valona. Pochissimi furono riconosciuti. Con la creazione del Sacrario “Oltremare” di Bari, le salme vennero colà traslate.

Anche la Riviera del Brenta venne coinvolta in questa tragedia. Nonostante sia ancora difficile rintracciare i nomi di tutti gli uomini del 55° periti l’8 giugno 1916, è stato fortunatamente (e fortunosamente) possibile rintracciare il nominativo di tutti i soldati rivieraschi deceduti quel giorno.

BRAGAGNOLO VITTORIO di Luigi, nato il 17 maggio 1887, residente a Gambarare;
CALZAVARA RODOLFO di Luigi, nato il 15 marzo 1892, residente a Pianiga;
CENDON ALBERTO di Giovanni, nato il 25 maggio 1890, residente a Mira;
Sold. Favero Pietro - Saonara

FAVERO PIETRO di Angelo, nato il 18 gennaio 1891, residente a Saonara (immagine a sinistra);
GAMBATO ANGELO AMEDEO di Francesco, nato il 2 settembre 1894, residente a Camponogara;
Sold. Nicoletto Giuseppe - Saonara
NICOLETTO GIUSEPPE di Amedeo, nato il 22 settembre 1894, residente a Saonara (immagine a destra);
ZAMPIERI FORTUNATO di Antonio, nato il 16 febbraio 1886 e residente ad Arino. Per lui, ritratto nell’immagine in basso, il certificato di irreperibilità fu emanato il 12 novembre 1931.

Sold. Zampieri Fortunato

Non è purtroppo possibile dire se tra le salme recuperate dal mare vi fossero anche le loro, anche se la speranza è quella. Lo stesso dicasi per il piroscafo: nonostante da anni si vada ricercando il sito, del relitto non vi è ancora traccia.

Bibliografia:
TOSATO G. 2000: “Zona di Guerra. Auronzo – Cortina d’Ampezzo – Monte Piana – Tre Cime di Lavaredo – Comelico – Isonzo – Albania nella Prima Guerra Mondiale“, Gino Rossato Ed., Novale-Valdagno (VI) 2000

Sitografia:
http://www.frontedelpiave.info/Brigata-Marche
http://www.pietrigrandeguerra.it/voci-e-volti-dal-fronte-2/piroscafo-principe-umberto/
http://www.55fanteria.it/il-fatto.html

Alberto Donadel

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