Gagliardetti 2024

Grande successo e grandi emozioni anche quest’anno alla cerimonia di consegna dei Gagliardetti della memoria svolta domenica 24 novembre all’Auditorium ex Cinema Italia di Oriago.

I video della manifestazione si possono vedere cliccando qui: Parte 1 e Parte 2 e Parte 3

PRIMA GUERRA MONDIALE

TENENTE DI FANTERIA MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE, CARLO GARDAN

Da Santa Maria di Sala, classe 1893, Carlo Gardan viene chiamato alle armi nel novembre 1913 nell’81° Reggimento di Fanteria, Brigata Torino. Zappatore, promosso Caporale nel 1914, con la sua unità è impegnato al fronte dal maggio 1915, cioè dai primi giorni di guerra. Alla fine dell’anno è promosso Sergente ed elevato a Sergente Maggiore nel luglio successivo. Combatte sul Col di Lana, sull’Isonzo e sul Carso. Divenuto Aiutante di Battaglia nel settembre 1917, riesce a ripiegare dietro il Piave dopo Caporetto. Combatte quindi la battaglia d’arresto del novembre 1917, nella zona di Maserada. Assunto il comando della 6^ Compagnia del 2° Battaglione del Torino, nel corso della Battaglia del Solstizio del giugno 1918 riesce a respingere l’attacco austriaco a Casa Bellesine. Viene ucciso il 25 giugno 1918, alle Porte del Taglio, oltrepassato il Piave. E’ insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

«Nei periodi di preparazione e nelle lunghe veglie di trincea seppe infondere i più nobili sentimenti di fede e di entusiasmo nei dipendenti. Sul campo dimostrò perizia ed ardimento ammirevoli. In uno dei primi giorni dell’ultima offensiva nemica accorse dalla linea per unirsi ad un gruppo di valorosi che attaccavano alla baionetta l’avversario penetrato in forze preponderanti nelle nostre trincee, e cooperò efficacemente a respingerlo e a fare dei prigionieri. Due giorni dopo, uscì di sua iniziativa con tre compagni dai nostri reticolati e si impadronì di una mitragliatrice nemica, catturandone tre serventi e liberando un militare di un altro nostro corpo caduto in una precedente nostra azione in mano dell’avversario. Durante una rischiosa azione offensiva oltre il Vecchio Piave, vista un’ala della propria compagnia sul punto di essere soverchiata dal nemico avanzante in forze molto superiori, balzò sul ciglio della trincea, e, in piedi, gridò ai suoi uomini ed all’avversario già vicino: “Qui si muore, ma non si cede!“. Dopo aver inutilmente tentato di rovesciare un cavallo di frisia delle sconvolte difese nemiche per ostruire un camminamento dal quale erano per spuntare i primi nuclei del contrattacco avversario, fedele al suo grido di guerra, si tenne ritto sul punto più esposto. Aggredito, si difese valorosamente, incitando ancora i dipendenti con fulgido esempio di tenacia, finché cadde gloriosamente colpito a morte.

Case Bellesine – Porte del Taglio, 16 – 25 giugno 1918

Medaglia d’oro al valor militare, Campagne di guerra 1915, 1916, 1917, 1918.

FRATELLI ALBERTO BERTIATO, MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE, E ANGELO BERTIATO, ARTIGLIERI

Entrambi originari di Gambarare di Mira, figli di Giuseppe e di Regina De Marchi, Alberto e Angelo Bertiato combattono e perdono la vita nel corso della Grande Guerra.

Alberto, classe 1893, è chiamato al servizio militare nel 1914 e aggregato al 13° Reggimento Artiglieria da Campagna. Assegnato al Capodanno 1915 al 33° Reggimento, stessa specialità, al momento dell’inizio delle operazioni militari contro l’Austria-Ungheria si trova al fronte, nel settore del Col di Lana. Muore in azione il 19 novembre 1915 sul Col Toront a seguito delle ferite riportate dallo scoppio di una granata che lo colpisce all’addome e agli arti inferiori. Viene insignito di Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione:

Essendo conducente, chiese ed ottenne di passar servente pur di rimanere in prima linea. Fu di esempio ai compagni in tutti i combattimenti; sotto il fuoco aggiustato del nemico, seguitò, abilmente, a disimpegnare le sue funzioni, riaffermando le buone capacità di artigliere. Cadde colpito a morte sul suo pezzo per esservisi indugiato, nonostante l’ordine di ripararsi avuto dal suo Comandante di batteria

Il fratello maggiore Angelo, classe 1887, viene chiamato al servizio di leva nel 1907 a Ferrara, sede del 14° Reggimento Artiglieria da Campagna. Viene richiamato alle armi il 24 maggio 1915 e parte presto, assegnato al 1° Reggimento artiglieria di Campagna. E’ nel 35° Reggimento quando muore il 22 giugno 1918 a Candelù, combattendo sulla linea del Piave.

Alberto Bertiato, Medaglia di Bronzo al Valor Militare, campagna di guerra 1915.

Angelo Bertiato, campagne di guerra 1915, 1916, 1917, 1918.

SOLDATO SEMPLICE GAETANO ARZENTON

Nato a Casale di Scodosia (Padova), classe 1883, Gaetano Arzenton è chiamato a prestare il servizio di leva nel 1903, nel 42° Reggimento di Fanteria, Brigata Modena. Chiamato alle varie istruzioni negli anni successivi, è esentato perché all’estero, tra Germania e Austria, per lavoro. Tuttavia, il 24 ottobre 1915 è costretto a rispondere alla chiamata alle armi per mobilitazione in seguito alla dichiarazione di guerra italiana all’Austria-Ungheria. Si trova quindi in zona di guerra il 6 novembre con i commilitoni della prima compagnia del 124° Reggimento, Brigata Chieti, operativa nel settore del Sei Busi, sul Carso. Il soldato Arzenton combatte la terza battaglia dell’Isonzo e cade il 13 novembre 1915, nel tentativo di conquistare le trincee dette dei “sassi rossi” e “a ipsilon”. Lascia i figli Aldo, Angelo, Nevio e Rina, ancora molto piccoli.

Campagna di guerra 1915.

SOLDATO SEMPLICE ARMANDO CONTE

Da Fossò, classe 1893, Armando Conte è chiamato alla visita di leva il 10 aprile 1913 ma è esentato temporaneamente dal servizio militare perché già presente sotto le armi il fratello Giuseppe. È solo una questione di tempo: nell’estate del 1914 viene insediato a Cremona, in forza al 65° Fanteria, Brigata Valtellina. Inviato a casa per una lunga convalescenza, ritorna al reparto il 15 luglio 1916 in zona di guerra, tra le Giudicarie e il basso Isonzo per combattere la VII battaglia dell’Isonzo. Il 28 maggio 1917 è uno di quegli uomini del deposito del 32° Fanteria, pronto a essere aggregato al nuovo Reggimento, il 242°, Brigata Teramo, e il 19 giugno, giorno della nuova assegnazione, si trova sul Monte Vodice, in una fase di alternanza di prima linea con la Brigata Elba. Sul Vodice si vivono gli ultimi momenti della vita del soldato Conte: il 19 agosto 1917, terzo giorno dell’XI offensiva isontina, viene infatti dichiarato disperso a seguito di uno dei due assalti per la conquista del monte, bloccati in entrambi i casi dal fuoco infernale dell’artiglieria.

Campagne di guerra 1915, 1916, 1917.

SECONDA GUERRA MONDIALE

PER IL CARRISTA PIETRO BIASUCCI RITIRA IL GAGLIARDETTO IL FIGLIO VITTORINO

Pietro Biasucci nasce a Piombino Dese nel 1921. Dopo aver effettuato la visita di leva nel 1940, viene chiamato alle armi il 18 gennaio 1941. Pietro entra nella Scuola di tiro di artiglieria a Sabaudia, nel Lazio. Destinato al fronte in Africa settentrionale, salpa da Taranto a bordo della nave Neptunia Trieste. È uno dei superstiti del naufragio del convoglio, colpito e affondato da un sottomarino britannico la mattina del 18 settembre 1941. Il 25 giugno 1942, viene assegnato al 131° reggimento d’artiglieria, Divisione corazzata Centauro. Servente al pezzo di un semovente 75/18, viene trattenuto alle armi ma il 7 ottobre 1942 è inviato in licenza agricola. A metà novembre viene quindi aggregato al III Gruppo CR da 75/18 semovente, destinato in Africa Settentrionale, a bloccare l’avanzata britannica in Tunisia. Rientrato in Italia, dopo l’8 settembre risulta sbandato, ama ripara a casa dei genitori e si salva da un rastrellamento tedesco.

Campagne militari 1941, 1942, 1943.

SOLDATO VINCENZO GIOVANNI MINOTTO

Classe 1919, da Gambarare, Giovanni Vincenzo Minotto è chiamato al servizio militare mentre lavora come operaio in una ditta di Mestre. Nel marzo 1940 si trova a Fiume, nel 26° Reggimento, sezione mortai. Il 17 giugno 1940, a guerra appena iniziata, viene assegnato all’81^ compagnia della 15^ Brigata Mortai che, dal 5 aprile al 30 agosto 1941, opera in Jugoslavia come forza di invasione. Il 9 settembre 1942 è aggregato al 25° Reggimento di Fanteria, Brigata Bergamo, e dal 15 febbraio successivo al 55°, Brigata Marche, unità sempre operative nei Balcani. L’8 settembre 1943, giorno della comunicazione dell’armistizio italiano, si trova a Spalato, in Croazia, e qui viene fatto prigioniero dei tedeschi. Il 10 ottobre risulta essere arrivato nel campo di prigionia di Wietzendorf, Oflag 83. Risponde positivamente alla chiamata alle armi della RSI ma si tratta di una via di fuga dalla guerra: infatti, dopo un lungo periodo di addestramento come mortaista, appena tornato in Italia nella primavera del 1944 il neopromosso Sergente decide di sottrarsi al regime fascista rendendosi irreperibile fino al termine delle ostilità.

Campagne di guerra 1940, 1941, 1942, 1943, 1944

ARTIGLIERE PRIMO SCATTO

Nato a Borbiago nel 1922, Primo Scatto è chiamato alle armi nel giugno 1942 e assegnato al 12° Reggimento d’artiglieria a Nola. In settembre è assegnato al 112° Reggimento di artiglieria di marcia e solo nel giugno del 1943 è pronto per partecipare alla guerra, venendo aggregato al 95° Gruppo d’artiglieria costiera, destinata al fronte greco. Quando giunge l’armistizio, Scatto si trova di stanza sull’isola di Chalki, a ovest di Rodi. Catturato dai tedeschi, è imprigionato in un campo di prigionia dell’Isola Eubea, sempre in Grecia. Viene liberato dagli inglesi il 21 novembre 1944 e, tornato in Italia, termina la guerra a fianco delle forze alleate ricoprendo incarichi di polizia militare a Livorno. Dopo un ricovero all’ospedale di Padova e un periodo di ferma a Milano torna a casa. Sarà vigile urbano a Mira.

Campagne di guerra 1942, 1943, 1944, 1945.

FRATELLI BRUNO, ALFEO E GIOVANNI BARACCO

P.M., li 8 agosto 1943

Mia cara famiglia. Ieri sera ricevetti tre vostre. Dove intesi, mamma, quanto mi ha scritto e fatto sapere di ogni cosa. Godo sentire la vostra ottima salute. E di me così così, non male ma potrebbe andare meglio. Ma piuttosto di peggio è meglio così… La vita sempre il solito finora sono stato più che fortunato a essere in questa compagnia. Ma i fanti più di una volta li trovano senza vita. Ma non si sa anche per noi ci sarà. Ma coraggio sempre. Intesi di Giuseppe Valotto che se l’è fatta sui pantaloni.  Mi viene da ridere. E intesi che è facile che venga via anche Ampelio e così verrà fatto. Ma speriamo invece di tornare anche noi, che ormai sarebbe l’ora. Intesi di Primo. Mi ha scritto anche a me. Di Alfeo non si vede nulla ma non è da passionarsi, è presente anche lui. Dunque coraggio sempre.

Intesi che la pioggia non è venuta. Insomma la va male per la campagna. Tutto bene ma manca il più e così come faranno come quelli da Mestre prendiamo quello che viene.

Miei cari l’altro ieri mi ha scritto Efrem di quella circolare che chi ha compiuto 30 mesi di occupazione senza avere usufruito di nessuna licenza speciale ottiene l’avvicinamento. Io sarei dentro. E così mi dite che lui che batte a macchina quella circolare e poi me la manda a me al più presto che poi la presento al mio capitano che loro mi hanno detto che non è così. E Efrem mi ha scritto così e dunque Efrem che me la manda scritta bene e con parole precise.

Altro mi allungo a questo scritto. Salutandovi e augurandovi ogni miglior bene. Vostro caro figlio fratello cugino zii più cari bacioni – Giovanni

14 agosto 1944. Lettera ai genitori dal Stammlager IX-A

Miei cari. Eccomi a rinnovo il mio ben voluto di mia buona salute. Così voglio sperare di voi tutti. Vi ho mandato il modulo per il pacco. Spero bene il pacco potetelo fare fino a 5 chili e mettete lamette da barba e ogni cosa che volete. Con questo vi saluto e vi bacio tutti. Baci Giovanni

Bruno, Alfeo e Giovanni Baracco sono tre fratelli originari di San Giorgio delle Pertiche ma trasferitisi a Borbiago da bambini.

Bruno, nato nel 1910, dopo il servizio militare svolto a inizio anni Trenta a Monza nel 7° Fanteria, è richiamato nel 1939 “per speciali esigenze” nel 29° reparto Istrutturiale. Resta sotto le armi a causa dell’inizio della guerra. La gestione dei campi tra via Malpaga e Tresievoli e l’interesse del Podestà di Mira lo salvano dalla prima linea, ma il 20 febbraio 1943 è costretto a ritornare in divisa: assegnato al deposito del 37° Fanteria Modena di Alessandria, è destinato al 534° battaglione costiero di stanza a Bastia, in Corsica. Dopo l’8 settembre 1943, Bruno rimane inquadrato tra le forze fedeli ai Savoia schierate con gli Alleati. Il 20 febbraio 1944 diventa un militare del 573° Fanteria e il 15 maggio è assegnato al 501° battaglione Sicurezza e guardia. Tornerà nel continente alla fine del 1944, prestando servizio fino alla fine delle ostilità al centro mobilitato del distretto militare di Taranto.

Alfeo Baracco nasce nel luglio 1911 ed è chiamato in servizio nel marzo 1932 ma viene dispensato. E’ mobilitato il 28 settembre 1935 per tre mesi nel periodo della guerra d’Etiopia ma non partirà per il fronte. Ritorna in divisa all’inizio del conflitto: inviato a Cividale, al deposito del XXI settore, il 14 dicembre 1941 è assegnato al 2° Reggimento della Brigata Re, operante lungo il vecchio confine tra l’Istria e la Jugoslavia, svolgendo azioni di pattugliamento e lotta alle formazioni partigiane. Il foglio matricolare riporta la sua scomparsa il 25 marzo 1943 dopo un combattimento a Sella di Plezzo. In realtà torna in Italia e combatte a Porta San Paolo a Roma, nei giorni dell’invasione tedesca. Catturato, viene imprigionato con il numero 84306, nello Stalag IX-A di Ziegenhein, tra Francoforte e Hannover. Liberato dagli americani, torna ad abbracciare la moglie Alba e i figli piccoli Bruna e Onofrio alcuni mesi dopo.

Giovanni nasce nel 1913. Inviato sotto le armi nel periodo della guerra d’Abissinia del 1935-1936 nel 45° Reggimento d’Artiglieria motorizzato, parte per Bengasi e rimane in servizio fino all’estate 1936. Nel 1939 è richiamato in servizio per istruzione a Cormons, sede del Reggimento d’Artiglieria celere Eugenio di Savoia, alle dipendenze del 50° Reggimento di fanteria Parma. Da quel momento, salvo la parentesi di due mesi per la “licenza agricola”, tra servizio militare e prigionia Giovanni resta lontano da casa fino al 1945. Schierata in Albania all’inizio del settembre 1940, la sua unità è in prima linea il 28 ottobre 1940 quando scatta l’offensiva contro la Grecia. La Divisione Parma resta nel settore di Valona ed egli vi rimane anche dopo l’armistizio perché si schiera subito con le forze di resistenza greco-albanesi. Il 6 aprile 1944 è catturato dai tedeschi e deportato allo Stammlager VII/A, a Moosburg, nei pressi di Monaco. E’ liberato dagli americani il 29 aprile 1945. È insignito della Croce al Merito di Guerra.

Bruno Baracco, campagne militari 1943, 1944, 1945.

Alfeo Baracco, guerra d’Etiopia e campagne militari dal 1940 al 1945.

Giovanni Baracco, guerra d’Etiopia, campagne militari dal 1940 al 1945.

FRATELLI GIOVANNI ED EMILIO PENNAZZATO

Giovanni ed Emilio Pennazzato, fratelli provenienti da Fiesso d’Artico, hanno combattuto entrambi la campagna di Russia.

Giovanni, nato nel 1921, è chiamato alle armi nel gennaio 1942. Raggiunge il deposito del 26° Fanteria a Latisana e qualche giorno dopo è assegnato al 278° Reggimento, I° Battaglione, terza compagnia, Divisione Vicenza, destinato in Russia. Ritarda la partenza per il fronte a causa di un ricovero all’ospedale militare di Bergamo, ma sale sul treno che lo porterà sul Don il 1° ottobre. Raggiunto il settore di Rossosch, è chiamato a svolgere operazioni contro la resistenza sovietica. Il 16 dicembre 1942 inizia l’offensiva dell’Armata Rossa: la Vicenza è chiamata a sostenere la difesa della Cuneense e della Tridentina, a sud di Pavlowsk. Il 18 gennaio l’offensiva russa è tracotante e tutta la Vicenza” è costretta a indietreggiare, combattendo. Sono gli ultimi giorni di Giovanni Pennazzato: risulta disperso nella terza decade di gennaio. Infatti, tra il 20 e il 30 gennaio le forze italiane combattono nel settore di Nikitowka, Nikolajewka e di Valniki, rompendo l’accerchiamen-to ma con il sacrificio dell’intera divisione. In suo ricordo viene dato il nome al qui presente nipote.

Il fratello Emilio, classe 1916, dopo il servizio militare nel 10° Reggimento d’Artiglieria a Trieste è chiamato a combattere la guerra mondiale appena iniziata nel 10° Corpo d’Artiglieria d’Armata mobilitato. Con i suoi compagni valica il confine con la Jugoslavia il 6 aprile 1941 e partecipa  all’invasione dei Balcani. Successivamente, Emilio parte per la Russia con il Corpo di Spedizione Italiano. Da Trieste, il suo reggimento si dirige verso il fronte sovietico nel maggio 1942. Assegnato all’intendenza dell’8^ Armata nel luglio 1942, vive le vicissitudini della ritirata dal Don e si salva, venendo rimpatriato all’inizio dell’aprile 1943. Inviato a Cava dei Tirreni (Na) vive le fasi concitate dell’invasione alleata dell’Italia meridionale. A seguito dell’armistizio dell’8 settembre, sbandato, egli decide di tornare a casa. Raggiunge mamma Teresa e la sorella Ida a Fiesso d’Artico il 13 settembre 1943 ma resterà protetto dalla fidanzata Edda a Sambruson fino alla Liberazione. Teresa non poteva permettere che un altro figlio perdesse la vita. Viene insignito di Croce al Merito di guerra.

Giovanni Pennazzato, campagne militari 1942 e 1943;

Emilio Pennazzato, campagne militari 1940, 1941, 1942, 1943.

SOLDATO DEL GENIO LUCIANO EVESI

Luciano Evesi, originario di Dolo, classe 1910, è chiamato alle armi nel marzo 1931 e arruolato nell’11° Reggimento Genio Telegrafisti. Dopo il congedo, nel 1936 e nel 1939 è richiamato per svolgere un periodo di istruzione presso la sede del 5° Reggimento Genio, in provincia di Nuoro. Luciano è inquadrato a fine maggio 1940 nella 95^ Compagnia telegrafisti. Il 6 novembre ritorna al deposito della compagnia e torna a Dolo, ma nel giugno 1941 è assegnato alla forza di Telegrafisti Speciali di stanza a Mestre. All’inizio del 1942 è assegnato al 3° Reggimento del Genio, 8° Battaglione Misto di Collegamento, inserito nel XXXV Corpo d’Armata, appartenente all’Armata Italiana in Russia. Luciano è dichiarato ufficialmente disperso il 18 febbraio 1943 nel corso dell’offensiva sovietica sul Don dove viene catturato dalle forze armate russe e inviato nel campo di prigionia numero 56 di Uciostoje, nella regione di Tambov, luogo del decesso. Lascia la moglie Filomena e i figli Lina e Ezio, quest’ultimo non conoscerà mai il papà.

Campagne militari 1940, 1941, 1942, 1943.

SOLDATO ALCIDE TRINCANATO

Alla famiglia Trincanato Angelo. Dallo Stammlager III-A

Carissimi genitori. Dopo un lungo tempo vengo a voi con queste facendovi sapere della mia ottima salute e come vorrei sperare di voi tutti. Carissimi tutti di famiglia mi ritrovo prigioniero e non pensate a me che sto benissimo. Salutate Serafina e Dirce e tutti che domandano di me. Arrivederci. Alcide 10 novembre 1943

Alcide Trincanato nasce a Campagna Lupia nel 1924. Secondo di quattro figli, prima di partire per la leva nell’agosto 1943 lavora come manovale all’ILVA di Marghera. Presentatosi a Tortona, sede del 38° Reggimento, Brigata Ravenna, è subito inserito nella banda reggimento. L’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi e deportato in Germania, a Luckenwalde, Stammlager IIIA, a 52 km da Berlino, matricola 118877. Nel marzo 1944, mentre è in prigionia, contrae la “pleurite essudativa e adenopatia ilare”. Viene liberato dall’Armata Rossa il 22 aprile 1945 ma resta presso l’esercito russo fino al 3 settembre dello stesso anno, data del rimpatrio. La malattia contratta in Germania lo debiliterà ancora a lungo e, dopo il rientro in Italia, sarà ricoverato per un lungo periodo negli ospedali di Castelfranco Veneto e di Padova, fino alla guarigione avvenuta nel maggio 1946. In tempo di pace lavorerà per la Montedison ed entrerà nel sindacato.

Campagna di prigionia 1943, 1944, 1945

MARINAIO SILURISTA GIOVANNI GOBBATO

Nato il giorno di Capodanno 1919 sull’isola della Giudecca, Giovanni Gobbato entra nella Regia Marina nel 1939 e viene inviato a Tobruk, in Libia. Opera a bordo dell’incrociatore San Giorgio, di cui è silurista. La storia di guerra di Giovanni è strettamente legata a quella della sua nave, impegnata alla difesa della città libica nel corso della controffensiva britannica del gennaio 1941. Impossibilitato a lasciare la rada, il San Giorgio viene fatto saltare in aria il 22 gennaio 1941 dai suoi stessi uomini pur di non farla cadere nelle mani degli australiani. Gobbato è uno dei sei marinai impegnati nell’azione e uno dei tre fortunati superstiti – il comandante Stefano Pugliese è creduto morto ma viene salvato e fatto prigioniero dagli Alleati e sarà insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Sceso appena in tempo dalla nave, Gobbato è catturato dagli Alleati. Condotto a Sollum, viene trasferito prima ad Alessandria d’Egitto, poi sull’isola di Ceylon e, infine, nel 1943, a Liverpool dove lavora nelle fabbriche della città come prigioniero di guerra. Rimpatria nel 1946.

Campagna militare 1940, 1941, prigionia 1941, 1942, 1943, 1944, 1945.

AUTIERE GAETANO BESENZON

Nato nel 1921 a Fossò, Gaetano Besenzon è chiamato alle armi il 7 gennaio 1941 e assegnato al 5° Autocentro di Trieste. Dal 22 aprile al 19 maggio 1941 partecipa all’offensiva contro la Jugoslavia come autiere del 305° Autoreparto Pesante. Nel luglio dello stesso anno torna all’Autocentro di Trieste e in settembre è di stanza a Cervignano del Friuli, sezione distaccata dell’autoreparto, per approntamento. Il 19 febbraio 1942 parte dalla zona di guerra per essere ricoverato all’ospedale di Udine per congiuntivite e torna operativo il 6 marzo. Dal 20 maggio 1942 all’8 settembre 1943 è assegnato alla 1143^ autosezione pesante della divisione Bergamo, PM 73, di stanza a Spalato, più precisamente nel 257° autoreparto misto. Appreso dell’armistizio e compresi i pericoli in agguato, Gaetano fugge da Spalato e con una barca raggiunge Vieste, sul Gargano, due giorni dopo. Da quel momento non combatte più. Negli anni ’80 viene insignito della Croce al Merito di Guerra.

Campagne di guerra 1941, 1942, 1943

ARTIGLIERE E PARTIGIANO CESARE AGNOLETTO

Nato a Fossò nel 1915, Cesare Agnoletto è chiamato al servizio militare nel 1936 e assegnato al 23° Reggimento d’artiglieria con sede a Palmanova. Congedato nel 1937, indossa nuovamente la divisa l’11 giugno 1940 nel 57° Reggimento d’artiglieria, appartenente alla Divisione Lombardia, con la quale partecipa all’invasione della Jugoslavia dell’aprile 1941. Fino alla fine dell’inverno 1942 è inviato prima in licenza agricola, poi al deposito di Palmanova, per essere poi inviato nuovamente in congedo, fino alla nuova chiamata avvenuta nel marzo 1943. Presta servizio nel 36° Reggimento d’artiglieria, Divisione Forlì, prima impegnata in Jugoslavia e poi ad Atene. Il 9 settembre 1943 è catturato dai tedeschi e imprigionato a Belgrado, campo 172. Il 14 ottobre 1944 riesce a evadere e pochi giorni dopo si presenta ai soldati della Divisione Italia, forze armate italiane a sostegno dell’esercito di liberazione jugoslavo. Nel giro di qualche giorno passa dalla Brigata Garibaldi alla Mameli, venendo elevato al grado di Sottotenente. Congedato con il grado di Tenente, rimpatria il 2 luglio 1945 e nel 1946 è riconosciuto invalido. Infatti, nel novembre 1944 era stato colpito da forti e crescenti dolori alla gamba destra e alla regione lombo-renale ma non ricevette le adeguate cure e sarà riconosciuto invalido una volta tornato a Fossò. È insignito di Medaglia al Valore jugoslava a di una Croce al Merito di guerra in Italia.

Campagne di guerra 1940, 1941, 1942, 1943, 1944, 1945.

PARTIGIANO GUIDO “GIULIANO” MENEGOL

Nato a Salce, Belluno, nel 1929, Guido Menegol entra nella resistenza ad appena 14 anni. Nel maggio 1944 entra a far parte del battaglione Luigi Faoro, componente la Brigata Leo De Biasi, e collabora con le forze alleate paracadutate nella zona del Cansiglio a sostegno e coordinamento delle forze partigiane locali. Nome di battaglia Giuliano, opera come staffetta e combattente nella zona di Feltre e della destra Piave. Il 22 aprile 1945, in occasione di un rastrellamento tedesco nel territorio di Bolzano Vicentino, in località Coloer di Gioz, lungo il torrente Ardo viene intercettato da una pattuglia e ucciso assieme all’amico inglese Jimmy Howard dopo uno scontro. I tedeschi colpiscono ripetutamente il corpo senza vita del ragazzo con il calcio del fucile come segno di disprezzo. Oggi riposa nel cimitero di Salce. Insignito della Croce al Merito di Guerra.

Guerra di Liberazione, anni 1944 e 1945.

MISSIONI DI PACE ALL’ESTERO E IN ITALIA

LUOGOTENENTE E CAVALIERE DELL’ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA COSMO CANCELLARA

Nasce nel 1948 a Palazzo San Gervasio, Potenza e risiede a Mira. Entrato nell’Esercito nel 1967, per gran parte della carriera svolge i compiti specifici del Sottufficiale Artigliere Specializzato in Antisabotaggio. Nel 1976 partecipa, congiuntamente a vari reparti dell’Esercito Italiano, all’attività di aiuto e soccorso alla popolazione colpita dal devastante terremoto del Friuli e nel periodo buio del terrorismo, tra gli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, collabora con le forze dell’ordine per attività di disinnesco di pericolosi ordigni, vigliaccamente collocati nel territorio veneziano. Da giugno 2003 a settembre 2004 partecipa alla missione KFOR della NATO in Kosovo, svolgendo operazioni di peace keeping e di bonifica dei territori di guerra, ricevendo per questo suo impegno importanti riconoscimenti internazionali. È volontario della Protezione Civile di Mira e partecipa generosamente alle diverse missioni di soccorso in favore delle popolazioni italiane colpite dalle calamità naturali (terremoti de L’Aquila, 2009 e dell’Emilia-Romagna, 2012) o avvenuti in Riviera del Brenta. In congedo dal 2012 è socio e volontario di realtà impegnate nel sociale: Associazione Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana – Riviera del Brenta; Associazione Cavalieri di San Marco; Associazione Nazionale Carabinieri in Congedo di Mira.

Oltre a numerosi riconoscimenti di carattere militare, è insignito del Cavalierato al Merito della Repubblica Italiana e della Medaglia d’Oro dell’Ordine del Cavalierato Mauriziano.

Terremoto del Friuli, lotta al terrorismo negli Anni di Piombo, Missione KFOR 2002-2003

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